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Monsters University: A Scuola di Mostri

Creato il 02 agosto 2013 da Dietrolequinte @DlqMagazine

Cristian Sciacca 2 agosto 2013 Monsters University: A Scuola di Mostri

A distanza di dodici anni, ritornano sul grande schermo le avventure di James P. Sullivan e Mike Wazowski, i mostri più simpatici del mondo dei film d’animazione. Monsters University, vero e proprio prequel di Monsters & Co., ci racconta l’origine dell’amicizia fra il “braccio” Sulley e la “mente” Mike, nonché il loro approdo all’università che anticipa l’inizio della carriera della strana coppia alla Monsters Incorporated. Questo della Pixar (con la regia affidata al semi-esordiente Dan Scanlon) innanzitutto è a tutti gli effetti un college movie a cui non manca nulla per essere tale: la terribile preside, i riti iniziatici, le confraternite e le gare di abilità fra queste. Il fulcro della trama è incentrato proprio sulla competizione che vede partecipare, fra le altre, la confraternita dei bulli, la ROR (Roar Omega Roar), e la OK (Oozma Kappa), quest’ultima messa in piedi alla bell’e meglio da Mike e Sulley per dimostrare al rettore Tritamarmo di essere degni di continuare a frequentare le lezioni per poter diventare “spaventatori”. Dopo le incertezze degli ultimi anni (il noiosetto Cars 2 e l’insipido Ribelle – The Brave) la casa d’animazione più ricca e famosa del pianeta va sul sicuro, riproponendo un mondo (o meglio una città, Mostropoli) che aveva conquistato pubblico e critica e che aveva spianato la strada a lavori costantemente sopra la media (Alla ricerca di Nemo, Ratatouille e Wall-E su tutti) e che soprattutto erano riusciti a proporre gusti e temi “da grandi” senza togliere nulla alla confezione, al ritmo e ai colori che hanno, sin dagli albori, caratterizzato lo stile Pixar. Riuscire a non fare annoiare un bambino con una pellicola dai temi così delicati come Wall-E (che in quanto alla scelta del ritmo rappresentava una bellissima anomalia) non è cosa da poco.

Monsters University: A Scuola di Mostri

La missione può dunque dirsi riuscita per Monsters University? Sì, a patto che si consideri un fatto il ridimensionamento non tecnico ma complessivo del livello Pixar. Poi, sebbene appaiano lontani i tempi in cui il mondo conosceva un nuovo modo di fare cinema d’animazione (l’effetto novità, insomma, è finito da un pezzo), guardando l’ultimo prodotto della major californiana, non si avvertono né tracce di stanchezza, né segnali di autocompiacimento. A differenza infatti degli ultimi lavori della più immediata concorrente (la DreamWorks, paragone forse banale ma inevitabile) che cerca di vivere di rendita ormai da più di un lustro basandosi sul successo di prodotti come Shrek e Madagascar, Monsters University, per quanto non possa rappresentare il massimo dell’originalità, conserva l’importante dote della genuinità. Non è un film che cerca di strapparti la risata ad ogni scena, ma è un film che diverte. Non è un film che ha in bella mostra il cartello “Guarda come sono simpatico”, è simpatico e basta. Non c’è più l’interazione mostri-umani che caratterizzava il primo capitolo (in cui era presente la piccola Boo), ma le gustosissime prese in giro agli uomini sono come sempre numerose. Così come le citazioni (su tutte quelle di Animal House e La rivincita dei nerds), che permeano l’opera, senza però appesantirla e senza troppi ammiccamenti ruffiani.

Monsters University: A Scuola di Mostri

Senza strafare dicevamo, ma senza nemmeno rinunciare ad una spruzzata di buoni sentimenti e rispolverando brillantemente il tema dell’outsider, incarnato nel più classico dei modi, sin dal dolcissimo prologo, dal piccolo e sfigato Mike Wazowski, ma anche, in altra maniera, da Sulley, grande e grosso fuori, mostriciattolo spaventato dentro. Ecco un altro punto di forza del film: una caratterizzazione dei personaggi (che perlopiù già conoscevamo) incisiva ma equilibrata, graduale e in divenire, certamente non banale. Del lato tecnico è ormai superfluo discuterne: anno dopo anno, prodotto dopo prodotto, si va sempre più avanti nella linea che tende alla perfezione, grazie anche all’applicazione della tecnologia GI (Global Illumination), che salta all’occhio maggiormente nelle scene in chiaroscuro, vedere per credere. Ultima raccomandazione: gustatevi il personaggio di Squishy, che, quando balla o cerca di terrorizzare i bambini, vale da solo il prezzo del biglietto.

Monsters University: A Scuola di Mostri


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